Una ricerca in corso sulla ceramica comune depurata dei Magazzini di Ostia.

Sta per essere ultimato e consegnato per la stampa (previsione per la consegna: primavera 1997) un catalogo delle forme in ceramica comune depurata conservate nei Magazzini e nel Museo di Ostia, e originarie della città.

Si tratta di manufatti che, nella quasi totalità, provengono sicuramente dai grandi scavi degli anni '30-'40, ma sono privi di informazioni circa il contesto stratigrafico di origine: il catalogo, di conseguenza, ha carattere tipologico. Esso comprende 189 vasi e oggetti, ad alcuni dei quali sono però riferiti altri esemplari dello stesso tipo, non riprodotti: così - nell'insieme - il lavoro "copre" circa 250 pezzi.

Si è riscontrato che gli scavatori di Ostia selezionarono con grande precisione le ceramiche comuni da conservare, gettando quasi per intero i vasi da fuoco e da cucina (compresi i catini, i mortai, ecc.), e anche i pezzi di altra funzione, se molto frammentati. Abbiamo perciò, nella stragrande maggioranza, forme e tipi in argilla depurata, comprendenti vasi "interi" - o dal profilo interamente ricostruibile - riferibili agli usi da tavola (bottiglie, brocche, bicchieri, scodelle, ecc.), da dispensa (anforette, ecc.), da cosmesi (flaconi, unguentari). Vi sono poi alcune forme utilizzate per scopi funerari e rituali o dalla funzione incerta, e infine molti coperchi e tappi. L'arco cronologico va dalla tarda repubblica al VI-VII o (forse) all'VIII sec. d.C.

Fra l'altro, tramite la campionatura dell'argilla di 60 esemplari e lo studio minero-petrografico dei campioni, eseguito da S. Sfrecola, si sono potute delineare - incrociando i dati con i confronti derivanti da un ampio spoglio bibliografico - alcune ipotesi circa il commercio delle forme dette "chiuse" in ceramica comune (per Ostia, soprattutto importazioni dall'Africa e dall'Egeo), problematica di grande interesse storico-economico e in parte nuova.

Carlo Pavolini
Soprintendenza Archeologica di Roma
20 dicembre 1996